a cura di Antonello Tolve
dal 24 gennaio al 20 marzo 2020.
L’Accademia di Belle Arti di Macerata è lieta di annunciare остранение, un’importante antologica di Naoya Takahara che si terrà negli spazi della GABA.MC – Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, in Piazza Vittorio Veneto 7, dal 24 gennaio al 20 marzo 2020.
Spiazzamento, disorientamento e sabotaggio sono tre possibili parole (tre possibili spazi di pensiero) che caratterizzano e sintetizzano l’opera di Naoya Takahara. Artista originario di Ehime ma profondamente legato all’Italia, Takahara vede al centro della propria ricerca l’attenzione per i meccanismi poetici dell’остранение (ostranenie), ossia dello straniamento che, ribaltando la consueta osservazione della realtà, secondo un punto di vista inusuale, così come concepito da Šklovskij nel 1916, «sottopone lo spettatore a una serie di sollecitazioni visive che rispecchiano la volontà di produrre illusioni, di stuzzicare lo sguardo per fuorviarlo e meravigliarlo» (Tolve). All’interno di questa riflessione prende corpo l’antologica a lui dedicata che ripercorre i nodi essenziali di tale campo percettivo mostrando, da un lato, la fusione di culture, da quella prettamente orientale degli esordi fino ai prestiti da quella occidentale visibili nelle opere prodotte dagli anni
settanta in poi, a seguito dei fondamentali incontri con le lezioni di Lucio Fontana, Piero Manzoni, Sergio Lombardo, Maurizio Mochetti ma anche dell’Arte Povera e della Pittura Analitica. Dall’altro è palpabile la personale interpretazione dell’artista del concetto d’illusione che, in particolare nelle opere prodotte in quest’ultimo decennio, è sostituito – come da lui stesso dichiarato – dalla parola immaginazione, secondo una nuova sensibilità che alla realtà integra proprio quest’ultima nel tentativo di darle corpo.
In mostra, sono pertanto presenti alcune delle opere più iconiche della sua produzione, come Senza titolo del 1987 che pare essere l’enunciato perfetto dell’остранение dove, pochi elementi geometrici d’impronta minimale suggeriscono quell’«incongruenza fra elaborazione e significato, che produce un effetto enigmatico, un po’ estraniante, un po’ comico, fra il giocattolo e lo strumento, fra sofisticazione e casualità», secondo le parole di Lombardo recuperate da Tolve nel testo critico che accompagna la mostra. Degli anni
novanta, ad esempio, è Doppia (1995) opera ambientale costituita di due sedie di legno di differenti dimensioni dove, su una delle due si trova locata una macchina da scrivere. Parte di un ciclo sulla distorsione visuale Doppia è la prima di una serie di lavori che portano l’artista all’attenzione internazionale per la sua personale interpretazione del concetto d’identità (Leibniz) riletto secondo Duchamp, Magritte, Kosuth e che, di converso, suggerisce un discorso riflessivo sulla diversità, sull’alterità dove, ancora una volta, è attraverso «l’arma dell’ironia» che Takahara rivela con pienezza tutta la sua cifra. Infine, altro peculiare esempio è rappresentato dalla più recente Smart Aleck / Paraculo del 2011. L’installazione, che si «appropria longitudinalmente dello spazio per invitare lo spettatore a percorre un viaggio tra le varie flessioni e derive dell’identità […] accogliere al suo interno riflessioni sul destino dell’uomo per sprigionare dallo sguardo
(dall’immagine) del singolo una amplificazione che ha a che fare con la specie». Intorno a queste riflessioni si struttura, infatti e non a caso, il testo critico firmato da Antonello Tolve che recita: Immaginare l’immagine, ovvero tra le immagini immaginate e le immagini immaginarie.
Naoya Takahara
Naoya Takahara è nato in Ehime, Giappone nel 1954. Dopo essersi laureato in discipline artistiche nel 1976 alla Tama Arts University of Tokyo, inizia a viaggiare in Europa, stabilendosi poi definitivamente a Roma. Fin dagli anni ’80 espone in numerose mostre ed eventi sia in Italia che all’estero. Mostre personali: Jartrakor, Sala 1, MLAC Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Galleria Erica Fiorentini Arte Contemporanea, Lift Gallery, TRAleVOLTE, Interno 14, Accademia di Belle Arti di Roma, MACRO Asilo (Roma), Janus Avivson Gallery (Londra e Parigi), Bianca Pilat a cura di Trevi Flash Art Museum (Milano), Palazzo Corgna con Fabio Mauri (Città della Pieve), Color Museum (Tokyo), LADS Gallery (Osaka). Mostre Collettive: Kunstler Hous (Vienna), Kanagawa Prefectural Museum, (Yokohama), Palazzo Braschi (Roma), Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Roma), Triennale (Copenhagen), Köln Art con Janus Avivson Gallery (Colonia), FlashArt Museum (Trevi), MACRO Museo d’Arte Contemporanea (Roma), Musei Capitolini (Roma), American
Academy (Roma), Galleria Civica d’Arte Contemporanea (Termoli), Museo Nazionale d’Arte Orientale "Giuseppe Tucci" (Roma), Tokyo Design Center (Tokyo), Palazzo Collicola Arti Visive (Spoleto), Real Orto Botanico (Napoli), Janina Monkute-Marks Museum (Lituania) MAAM (Roma), MAAAC (Cisternino), MuBAQ-Museo dei Bambini (L’Aquila), Palazzo delle Esposizioni (Roma), Kurokawa INN Museum (Fukuoka), Galleria Civica d’Arte Contemporanea Franco Libertucci (Casacalenda CB), Museo d’Arte Contemporanea del Sannio (Benevento), Museo Bilotti Ruggi d’Aragona (Rende CS), Museo Poldi Pezzoli (Milano), Collezione Riccardi di Arte Contemporanea, Rivanazzano Terme (PV), Ex Lavanderia del S. Maria della Pietà (Roma), arteQ 13 (Roma).
Ha tenuto workshop alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Studi di Roma “La Sapienza”, Università degli Studi della Tuscia, Accademia di Belle Arti di Roma. Ha partecipato come relatore di conferenze all’Università degli Studi della Tuscia, Accademia di Belle Arti di Roma, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Scienze
Politiche Sociologia e Comunicazione, Museo Pierelli di Bomarzo, Real Academia de Espagña a Roma, Tama Arts University di Tokyo. Nel 1996, per volere di Giancarlo Politi, riceve il Premio Trevi FlashArt Museum. Collabora regolarmente con la rivista DRY Magazine (Milano, Londra).