a cura di Antonello Tolve
dal 05 ottobre al 30 novembre 2018
L’Accademia di Belle Arti di Macerata, in collaborazione con la Galleria Paola Verrengia, è lieta di annunciare Facciamo finta di niente, una importante personale di Mrđan Bajić che si terrà negli spazi della GABA.MC – Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, in Piazza Vittorio Veneto 7.
Segnato da un’atmosfera che trasforma esteticamente i documenti in monumenti, in totalizzatori di conoscenza capaci di contenere al loro interno ogni minima traccia lasciata dagli uomini, il lavoro di Mrđan Bajić (Belgrado, 1957) si presenta come un contenitore che invita a riflettere e a riaccendere la coscienza collettiva, come un terreno che assorbe la memoria e la storia, ma con il desiderio di offrire non tanto moralismi, quanto piuttosto preziose albe di una verità che «di fatto è fragile ma irreversibile, ostinata, resistente agli urti» della falsità.
Definiti da Lidija Merenik skulptotektura, i modelli linguistici plasmati da Bajić macinano il senso comune e senza pudore lanciano sulla piattaforma dell’arte dispositivi altamente ironici, capaci di scuotere il sistema nervoso della società.
L’utilizzo sistematico di didascalie rappresenta per l’artista un collante indispensabile a creare un rapporto tra coscienza e conoscenza. La classe ouvriére va au Paradise (2012), I Like America and America Likes Me (2014), Tatlin (2016), l’imponente Globus – Velika Skulptura (2017-2018) o Germania (2017-2018) sono infatti titoli tra cui è possibile trovare alcune citazioni che richiamano alla memoria nomi dell’arte contemporanea come Beuys e Tatlin, o anche momenti ciclici – è il caso di Facciamo finta di niente (2014, 2016, 2017) che dà il titolo a questa mostra – pronti a creare uno spostamento sensoriale, una oscillazione
elegante dal ludico al tragico. Con inclinazioni surreali e a tratti metafisiche che non si abbandonano mai al sorriso amaro ma si sviluppano mediante una ars combinatoria alla cui base è la volontà di sviluppare un flusso inarrestabile, una potenziale Gesamstkunstwerk legata al simbolico, Bajić propone oggi progetti dove il ricorso a tecniche quali il collage e l’assemblage si fa sempre più urgente, sempre più legato a una volontà di ricucire alcuni strappi storici e contestualmente di creare condensazioni visive, sapienziali spostamenti oggettuali, spiazzamenti che invitano al gioco delle parti, a entrare in una illusione che illude per distruggere l’illusione stessa.
Mrđan Bajić
Nato a Belgrado (Serbia) nel 1957, Mrđan Bajić spazia dalla fotografia al disegno, dalla scultura al video per sviluppare un concetto di de-costruzione e ri-costruzione del tempo, attraverso il quale traccia una particolare mappa di frammenti del passato e della storia del suo paese. Bajić non ci mostra la fine della storia o di tutte le storie, piuttosto ce ne racconta un’altra, attraverso frammenti e micronarrazioni che non hanno né inizio né fine, ci racconta la storia che l’arte dell’inizio di questo millennio può, o forse deve, raccontare.
Tra il 1983 e il 1987 studia presso il Dipartimento di Scultura del FLU di Belgrado, dove consegue il Phd con Jovan Krathovil, e dal 1997 è professore ordinario di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Belgrado.
Tra i suoi progetti sperimentali quello dello Yugomuzej assume una rilevanza particolare come museo virtuale della storia della ex-Jugoslavia (www.yugomuzej.com), composto da un ciclo di collages di fotografie di eventi storico-politici sviluppati dall’artista durante i bombardamenti NATO sulla Serbia.
Nel 2008 ha collaborato con lo scultore britannico Richard Deacon, per realizzare The Kalemegdan Bridge Collaboration, progetto di ricostruzione del ponte distrutto dai bombardamenti americani. Il nuovo ponte, opera fortemente simbolica, collega Kalemegdan Fortress con il punto in cui confluiscono i fiumi Sava e Danubio, e quindi la zona est con la zona ovest di Belgrado.
Ha esposto in importanti musei internazionali tra i quali lo CZKD Yugo Muzej (Belgrado),
l’akademie der kunste (Berlin), il Ludwig Museum (Budapest), il Musee d’Art Moderne di Saint-Etienne Metropole, il Museum Moderner Kunst Stiftung Ludvig (Wien), la Fundacio Miro (Barcelona), alla Neue Galerie Am Landesmuseum Joanneum (Graz), al Centre d’Art plastique (Saint-Fons) e la National Gallery (Prague). Nel 1990 è presente alla VIIIth Biennale of Sydney (Australia) e nel 2001 alla Bienal de São Paulo du Brasil. Nel 2007 è stato unico Rappresentante del Padiglione Serbo alla 52a Biennale di Venezia e alcuni dei suoi disegni fanno ora parte della collezione permanente del Museo della Calcografia Nazionale che ha sede a Roma.