a cura di Antonello Tolve
dal 12 ottobre al 20 novembre 2017
Effetto di analisi sulle società dei consumi, il lavoro di Michele Chiossi (1970) si nutre di
quotidiano, di storia e di memoria intrecciate a una conoscenza che setaccia il mondo con una curiosità onnivora, tesa a costruire una nuova Weltanschauung come principio operativo di decodificazione del proprio tempo.
Forme minimaliste, tattiche concettuali e venature avantpop di stampo postmoderno (dalle quali assorbire colori croccanti e vivaci) segnano parte del suo percorso, modulato sempre da una attitudine semiotica che investiga le cause e gli effetti, gli oggetti e il loro utilizzo, le parole e le cose dell’arte o del quotidiano.
Procedendo nell’ambito della cultura con un’azione di poliglottia linguistica che abbatte distanze e frontiere, Chiossi concepisce uno scenario elaborato e complesso che permette molti gradi di lettura e che ha come armatura portante l’analisi della struttura sociale e delle sue immagini. Chiossi lavora infatti con l’immagine di un’immagine, con il rimando costante a qualcosa o a qualcuno per dare nuovo senso, nuovo significato iconico, strumentale alla matrice. Con lui la tradizione subisce un processo granitico che si traduce in costruzione di formule visive fragranti e disarmanti il cui movimento mette sotto scacco i consumi quotidiani e le società del controllo.
Concepita mediante una serie di lavori realizzati nell’ultimo ventennio, deʒav’y vuole essere non solo uno sguardo sull’ampia produzione di Michele Chiossi, sui suoi preziosismi fisici e mentali, ma anche un percorso in grado di offrire il modus operandi di un artista babelico, la cui curiosità offre una polimatericità che coniuga il vecchio al nuovo, l’arcaico all’attuale, la tradizione all’innovazione.
Michele Chiossi
Nato a Lucca nel 1970, Michele Chiossi è uno degli scultori più apprezzati della sua generazione.
Dopo un lungo periodo a New York (1993-2006) si trasferisce a Milano, dove vive e lavora. La sua ampia attività espositiva inizia nel 1995 con una mostra alla Galleria Otto Augustin di Scuol (Ch), seguita da una personale alla Baron / Boisantè Gallery di New York (1996) e da una serie di altri progetti in Svezia, Svizzera, Olanda, Germania e importanti expo d’arte internazionali. Caratterizzata da continue analisi su i mood che segnano il nostro vivere e il nostro quotidiano, interpretandoli in originali still lives e in poetiche reverie, la sua ricerca rinnova il linguaggio della scultura attraverso la sua riprogrammazione interna.
Chiossi interpreta da sempre iconici soggetti, rende tributi, riscrive brand, analizzando la
comunicazione contemporanea come gli emoticons, in un lavoro da post production, per formulare inattese, ma ancora possibili, classicità contemporanee.
Rileggendo le forme nel suo peculiare tratto a zig zag l’artista riscrive la statuaria nella plasticità del modellato utilizzando materiali nobili – sopratutto il marmo – ma anche quelli più strettamente tecnologici (neon, gomme uretaniche, acciaio, resine epossidiche), utilizzandoli spesso in modo combinatorio.
Tra le ultime personali e collettive si ricordano Carrara Subabstraction (Fondazione CRC Palazzo Binelli, Carrara 2017), 15-LOVE (Galleria Paola Verrengia, Salerno 2017), The AmbiguousLightness of Being (Diana Lowenstein Gallery, Miami 2016), #outofharmonywiththepresent (Plutschow Gallery, Zurich 2015), Carrara Arabesque (Galleria Ricci, Carrara 2015), More Love (K’s living, Taipei 2015), Hangitall (Brothers’ Art Gallery, Lugano 2014), #itsmilanobaby (Atelier Les Copains – Gloria Maria Gallery, Milano 2014), Burning Feelings (Hotel Byron, Forte dei Marmi 2013), Words Of Art (EDS Galeria, Mexico City 2013), CENTO la Lettura Corriere della Sera (Triennale di Milano 2013), Osservazione della natura in stato di quiete (Museo Marino Marini, Firenze 2011), Domesticity – Prague Biennale (Prague 2011), 54. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (2011), L’AUR’AMARA (La Générale en Manufacture, Paris 2011), Neon-Classic (Galleria Z2o, Rome 2008), On Sculpture (Galerie METIS_NL, Amsterdam 2006), Beauty Free Shop (Divus, Prague 2005), Two Sculptures to end the Season (Maes & Matthysys Gallery, Antwerp 2004), White Statuary (Galleria Paola Verrengia, Salerno 2003), Labirinto (Galleria Claudio Poleschi, Lucca 2002), International Fusion (Galerie
Metis-NL, Amsterdam 2001) e No-Random (Consortium, Amsterdam 2000).