Pittore e scultore greco, nasce a Pireo, nel 1936. All’età di vent’anni si trasferisce a Roma dove compie i suoi studi artistici presso l’Accademia di Belle Arti e dove, grazie all’incontro con Toti Scialoja, pittore e poeta italiano, subisce l’influenza dell’espressionismo astratto che, unito all’arte informale, darà origine, successivamente, alla formazione di Kounnellis come artista unico e particolare.
Nel 1960, presso la galleria La Tartaruga a Roma, organizza la sua prima mostra personale e sottolinea con forza il valore pubblico del linguaggio artistico. Esponente di primo piano di quella che il critico Germano Celant ha definito "arte povera", è a partire dal 1967 che Kounnellis si esprime in tal modo, ma non mancano riferimenti culturali ed artistici che rimandano al suo paese natale, la Grecia. Un aspetto assolutamente importante nell’opera di Kounnellis, è il rapporto con lo spettatore: le sue installazioni occupano fisicamente la galleria, quasi come fossero delle vere e proprie scenografie di cui lo spettatore è l’attore principale.
Ma Kounnellis non si accontenta di materia morta e, nel 1969, presso la Galleria l’Attico di Roma, l’artista presenta la sua opera più conosciuta, un’installazione con dodici cavalli vivi. E’ a partire dagli anni settanta che, consapevole che tutte le potenzialità e i concetti espressi dall’arte povera, cominciano ad essere soppiantati dalla logica spersonalizzante della società dei consumi, dà origine alle sue serie di opere più conosciute, come ad esempio: i sacchi di carbone o spezie, porte e passaggi occlusi da frammenti o libri, mensole che espongono oggetti d’uso quotidiano. Negli anni ottanta l’artista si evolve ulteriormente, sostituisce, ad esempio, animali imbalsamati a quelli vivi. Risale al 1989 a Barcellona, l’installazione costituita da quarti di bue appena macellati e fissati tramite dei ganci a delle lastre metalliche illuminate grazie a delle lanterne ad olio. A partire dagli anni novanta ritrova invece una dimensione più meditativa e risalgono a questo periodo: Offertorio del 1995 in piazza del Plebiscito, a Napoli, e la mostra in Messico nel 1999. A partire dal 2000, tra le sue opere più importanti si ricordano: nel 2002, a Londra, ripropone l’installazione dei cavalli vivi; presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, lungo un enorme labirinto di lamiera, posiziona i temi ricorrenti della sua arte passata, quali “le carboniere”, i sacchi di iuta e i cumuli di pietra.
Per la celebrazione dei 500 anni dalla creazione del David di Michelangelo, presso la galleria dell’Accademia di Firenze, l’aratista contribuisce con una sua installazione. Risale al 2007, la realizzazione della Porta dell’Orto Monastico di Santa Croce in Gerusalemme, un’imponente cancellata di ferro ricca di giochi cromatici in pietre e vetro. Nel 2011 è invitato ad esporre in Cina e, nel 2012, il museo d’arte contemporanea Riso di Palermo, ospita una sua famosa opera.