Alfredo Jaar

Alfredo Jaar

Alfredo Jaar

Alfredo Jaar è nato il 5 febbraio 1956 a Santiago del Cile, ha trascorso l’infanzia a Fort-de-France, (Martinica) e si è formato come architetto e film-maker a Santiago. Dal 1982 vive e lavora a New York. È conosciuto come uno degli artisti più intransigenti, avvincenti e innovativi d’oggi. Il suo lavoro è stato ampiamente esposto in tutto il mondo e gli sono state dedicate oltre cinquanta monografie. Ha partecipato alle Biennali di Venezia (1986, 2007, 2009, 2013), São Paulo (1987, 1989, 2000), Sydney (1990), Gwangju (1995, 2000), Istanbul (1995), Johannesburg (1997), Shanghai (2018) così come a due edizioni di Documenta, Kassel (1987, 2002). Mostre personali hanno avuto luogo presso New Museum of Contemporary Art di New York, Whitechapel Art Gallery di Londra, Pergamon Museum di Berlino, Museum of Contemporary Art di Chicago, Moderna Museet di Stoccolma, MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma, Fundación Telefónica di Santiago del Cile, Museé Cantonal des Beaux-Arts di Losanna, South London Gallery e YSP, Yorkshire Sculpture Park, UK. Un’ampia retrospettiva sul suo lavoro è stata ospitata nell’estate del 2012 in tre spazi istituzionali di Berlino: la Berlinische Galerie, la Neue Gesellschaft fur bildende Kunst e.V. e la Alte Nationalgalerie. Nel 2014 il Museum of Contemporary Art Kiasma di Helsinki gli ha dedicato la più completa retrospettiva della sua carriera. In Italia ha realizzato, tra il 2004 e il 2005, la Trilogia di Gramsci, costituita da Cella infinita (Galleria Lia Rumma, Milano), Che cento fiori sboccino (MACRO, Roma), Le ceneri di Gramsci (Studio Stefania Miscetti, Roma), oltre a Prologo: Alla ricerca di Gramsci (Roma) ed Epilogo: Estetica della Resistenza (Como). È stato Visiting Professor al Corso Superiore di Arte Visiva della Fondazione Antonio Ratti nel 2005. Nel 2008 gli è stata dedicata una grande personale all’Hangar Bicocca e allo Spazio Oberdan di Milano dove ha anche realizzato un importante intervento pubblico (Domande, Domande) nello spazio urbano. Nel 2009 ha presentato il film Le Ceneri di Pasolini alla Biennale di Venezia. Al momento sta lavorando a un public memorial per Antonio Gramsci a Torino. Nel 1985 ha ricevuto il Guggenheim Fellowship, nel 2000 il MacArthur Award e nel 2006 gli è stato conferito il Premio Extremadura a la Creación, in Spagna. Nel 2013 ha ricevuto il Premio Nacional de Arte in Chile. Nel 2018 ha vinto l’Hiroshima Art Prize. Il suo lavoro fa parte delle collezioni del MAXXI e del MACRO di Roma, del Museum of Modern Art e del Guggenheim Museum di New York, del MCA di Chicago, del MOCA e del LACMA di Los Angeles, della TATE di Londra, del Centre Georges Pompidou di Parigi, del Centro Reina Sofia di Madrid, del Moderna Museet di Stoccolma, del Louisiana Museum of Modern Art di Humlebaek, MASP di São Paulo, Hiroshima City Museum of Contemporary Art, Tokushima Modern Art Museum, M+ di Hong Kong e in molte altre collezioni pubbliche e private del mondo. In Italia è rappresentato dalla Galleria Lia Rumma, Milano / Napoli.

Per aver creato piattaforme riflessive mediante le quali è entrato nel pieno della realtà quotidiana mostrando l’abbecedario umano in tutte le sue varie declinazioni.

Per aver attraversato il mondo della vita con un senso etico e estetico, con il desiderio di dare la voce agli ultimi, con la volontà di schiacciare le dittature del mondo.

Per aver realizzato opere che, come fari della speranza nelle notti scure dell’umanità, hanno reso possibile e rendono possibile un nuovo sguardo sull’attualità.

Per aver concepito un’arte che pone domande e che invita il pubblico a ragionare sulle ingiustizie sociali, a uscire dalla cecità del mondo, a rompere le catene dell’indifferenza e del conformismo, a emozionarsi nuovamente di fronte alla vita.

Per aver compreso che l’arte è utile a riaccendere il cervello della società e per aver toccato, poeticamente, il silenzio che bagna la mente del singolo e della specie.
Foto di Andrea Chemelli - Alessia Zampano

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