In seguito alla partecipazione alla call, "NIP Cover Design. Call for Graphic+ Projects", un invito a collaborare alla nuova collezione di NIPmagazine 2016, la giuria composta da
Antonio Carbone (direttore della casa editrice Libria),
Giangiorgio Fuga (typographic designer presso Giò Fuga Type),
Federica Simone (art director presso: ITACAfreelance e NIPmagazine),
Stefano Visconti (designer e fotografo presso: ITACAfreelance),
Flavia Veronesi (fotografa e photoeditor presso: ITACAfreelance e NIPmagazine),
ha assegnato il secondo posto ad Alessia Petrone, Francesca Torelli e Ludovica Innocenti, neolaureate e laureande in Graphic Design Biennio presso la nostra Accademia di Belle arti di Macerata, con la pubblicazione dell'opera "Il banco [dei pegni] / The Hoc [shop]" all'interno di "Magenta. A Landscape Literature", il primo numero della collezione rivista bimestrale di paesaggio, architettura.
Opera pubblicata sulla piattaforma online issuu e visibile al seguente link:
http://issuu.com/nipmagazine/docs/nip32_marzo2016
sito: www.nipmagazine.it
Motivazioni progettuali
IL BANCO [DEI PEGNI]
Ci hanno chiesto d'infrangere le regole, valorizzare il cambiamento, essere competenti, gestire le emozioni, essere insoddisfatti, saper riconoscere un’intuizione, essere semplici, sviluppare il “sense of humor”, essere curiosi, tenaci e visionari, valorizzare il talento, essere privi di pregiudizi, imparare dagli errori. Forse la nostra è mera aspirazione a tutto questo ma da cinque anni possiamo dire che ci crediamo, crediamo ancora in tutto questo. Ludovica Innocenti, Alessia Petrone e Francesca Torelli s'incontrano a Macerata nell'Accademia di Belle Arti condividendo questa “inflazionata” passione per il Graphic Design. Che ci crediate o no, sono cinque anni che si prodigano per questo ed attualmente si saranno sicuramente perse nella ricerca del particolare, nella ricerca spasmodica del nuovo, dell'originale, che delle volte tarda a palesarsi. Novità è anche l'unirsi per partecipare al concorso di NIP, insolita unione di tre personalità dalle creatività ben distinte ma se di futuro vien chiesto di parlare, se l'obiettivo è la nuova prospettiva di dialogo nei nuovi “spazi” che si aprono a noi, perché non cominciare dal proprio orticello? Tante sono state le riflessioni che si sono aperte sull'argomento proposto, gli “spazi del futuro”, le aspettative, i sogni, le intenzioni. Tanti i buoni propositi che ogni anno sembrano essere smentiti da un bilancio finale sempre più drammatico... Quali nuovi realtà possiamo creare se le fondamenta passate sono marce? Prima di pensare al “nuovo” perché non pensare a quello che ci siamo lasciati alle spalle? Stiamo vivendo e vivremo quello che abbiamo costruito, quello che abbiamo lasciato... edifici incompiuti, spazi innaturali, silenzi artificiali, ingombri, rifiuti, macerie, investimenti fraudolenti... i mostri. Tutto frutto del nostro ingegno, delle nostre mani e pronti a rinnegare pagandone ugualmente le conseguenze.
Una provocazione l'immagine scelta? Meglio necessità di constatare che “mangeremo” quello che abbiamo “coltivato”. Chiara constatazione, semplice trasfigurazione di una realtà a tutti più cristallina di quella calce lasciata ad essiccare su fondamenta immaginarie. Una storia “aperta” l'immagine scelta dove molteplici riflessioni sociali, culturali e politiche s'intrecciano lasciando pensieri “sospesi”, “sospesi” come la vaschetta che vi offriamo al “banco dei pegni” del nuovo millennio.