Lo “spazio”, il “luogo”, l’“area” sono bisogni psicologici dell’essere umano, una sorta di irresistibile desiderio di porre dei confini che distinguono le componenti della realtà. Anche quando questo confine non c’è, siamo proiettati a distinguerlo ugualmente, ne è esempio la distinzione che facciamo, senza rendercene conto, tra figura e sfondo, o addirittura tra coscienza ed inconscio, tra Io ed Es, tra logica e piacere. Questa differenziazione psicologica ha un peso culturale non indifferente, insormontabile. La distinzione tra una persona ritenuta sana di mente da una considerata pazza è proprio nell’Es e nel suo predominio sull’Io. Cento anni fa era ritenuta pazza una femminista (da un mondo comandato da soli uomini), o un omosessuale (da un mondo comandato da eterosessuali), oggi no, quindi di certo questa distinzione è molto relativa, assolutamente legata alle visioni sociali di una data epoca e alla gestione potere in quel momento. L’Io e l’Es si distingueranno per sempre, la simulazione di essi non necessariamente però, perché proprio accettando il simulacro, in un’amara ironia, si può provare a creare un’esperienza diversa dal solito. “L’impresa è assolutamente impossibile”, una frase estremamente logica, ma molto poco piacevole che, nell’ottica di quanto scritto poco sopra, abbiamo il dovere di ignorare, in un gioco che, l’estrema conseguenza della simulazione, mettiamo in atto seppure intorpiditi dal terrore di questa società. Quello che spinge questa azione è semplicemente voler creare una bella esperienza, culturale e divertente, lontani da qualunque seriosa e necessaria rivoluzione.