Jacopo Pinelli e Eleonora Tanucci

La tensione dei corpi. La memoria dell’oggetto.

a cura di Alessandro Demma

dal 18 aprile al 3 Maggio 2018

La tensione dei corpi. La memoria dell’oggetto è progetto espositivo che nasce dalla volontà di riflettere su alcuni dei temi più dibattuti del tempo presente, su questioni che costantemente invadono la nostra esistenza e diventano presenze liminali che galleggiano e scorrono tra le nostre esistenze. Il corpo e la sua identità, il valore dell’oggetto, la forza del ricordo e delle tensioni che corpi e oggetti producono, la significazione della materia come memoria, la necessità di evidenziarne la presenza, il ricordo, l’immagine, il segno, la traccia. A partire da questi ragionamenti Iacopo Pinelli e Eleonora Tanucci hanno costruito la trama di questa mostra muovendo proprio da un’analisi strutturale del significato dell’opera, dall’architettura linguistica e concettuale, fisica e mentale, dell’oggetto opera e della sua durata nel tempo passato, presente e futuro. Come ha sottolineato Arthur C. Danto, le opere d’arte devono avere un significato, ma questi significati non sono soltanto il frutto di una inferenza o di una intuizione, perché nell’opera d’arte il significato prende corpo nell’oggetto che lo trasmette. Le opere d’arte sono, seguendo le riflessioni di Danto, significati che prendono corpo. La tensione dei corpi. La memoria dell’oggetto indaga e interpreta proprio questo rapporto tra la “mente” e il “corpo” delle cose e degli esseri umani, le dinamiche dell’identità dell’io e del reale.

Jacopo Pinelli e Eleonora Tanucci

Iacopo Pinelli plasma la materia costruendo opere che ci attraggono e ci ingannano, che ci affascinano e ci allertano, che costringono il nostro sguardo e il nostro corpo ad uno stato di tensione, non a caso titolo di un suo ciclo di lavori, in una dimensione sempre in bilico tra realtà e finzione. Le sue opere, come Tensione appunto o come Compressione, Peso diventano uno spazio fisico e teorico, in cui i ricordi e le percezioni della materia che si fa corpo, sono evidenziati da segni, solchi, tracce, equilibri, costrizioni, torsioni che possono assumere sempre un nuovo significato, “nuova voce” e “nuova attualità”, creando effetti di visione che affascinano, seducono e attraggono lo spettatore nel corpo dell’opera. Attraverso le proprie opere.

Eleonora Tanucci analizza e utilizza oggetti, eventi, situazioni, storie e stereotipi del quotidiano e della propria esistenza per restituirne un’attenta e profonda riflessione. Installazioni, opere e archivi che funzionano come “contenitori” di significati sociali, antropologici e culturali, per portare alla luce tutto il banale, lo scomodo, lo sconosciuto, il nascosto che inevitabilmente ci appartiene. Autoritratto, Do ut des e Inter nos, vivono una dimensione tesa tra l’intimità e la relazione con l’altro, tra la necessità di costruire un archivio sempre possibile e in costante divenire, uno spazio eterotopico, direbbe Foucault, in cui la propria esistenza entra inevitabilmente a contatto con “le vite degli altri”.

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