Taglio di Piede

dal 19 al 31 Maggio 2014

a cura di Matilde Galletti

Allegato Invito
Allegato Comunicato Stampa

TA G L I O D I P I E D E
l a b o r a t o r i o d i r i c e r c a e p r o d u z i o n e
s u l l i b r o d ’ a r t i s t a

19 - 31 Maggio 2014

Cos’è un libro d’artista? Non è un volume illustrato, non è una scultura, è un oggetto la cui
essenza è difcile da connotare e la cui denizione rischia di causare scivoloni interpretativi e
bagarre accademiche. Multiplo, utopico, combinato, contaminato, è di sicuro una presenza
tuttora dilagante, prodotta nelle più disparate occasioni.
In formato popolare a tiratura illimitata – che, per alcuni esemplari, si è trasformata in pochi
superstiti ricercatissimi – o in versione ‘da collezione’, con un numero limitato di copie prodotte
e magari rmate dall’autore, il libro d’artista è un prodotto artistico a tutti gli effetti, il luogo
in cui, forse, l’artista investe di più sulla leggerezza e facilità d’uso pur mantenendo fede al
rigore della propria ricerca individuale. Può anche rivelarsi, per l’artista che lo progetta, uno
spazio delle possibilità in cui provare ad agire forzando le restrizioni che lo spazio stesso
implica o eludendo le proprie per cercare di trovare differenti margini di ricerca.
Un libro d’artista può essere un gioco, un campo d’esplorazione, una casualità: può non
esserci. È, inne, una zona franca che avvicina autore e fruitore. Con un “taglio di testa e uno
di piede”.
L’Accademia di belle arti di Macerata propone un laboratorio dedicato a questo tema. Per
mezzo di un invito rivolto a un giovane artista italiano, l’Accademia si offre come luogo di
produzione di libri d’artista.
Attraverso l’individuazione di un progetto di libro, viene promossa la sua produzione innestando
questo lavoro all’interno di un laboratorio dedicato a sviluppare tematiche inerenti.
Giovanni Oberti è l’artista invitato a realizzare un proprio libro d’artista e condurre questo
laboratorio che durerà due settimane - dal 19 al 31 maggio - nell’arco delle quali sette studenti
dell’Accademia lavoreranno insieme a lui per discutere, progettare e realizzare un proprio libro
d’artista. I ragazzi individuati per partecipare al laboratorio afferiscono a diversi indirizzi
all’interno dell’Accademia stessa e sono di età differenti. Questa mescolanza, a nostro avviso,
dovrebbe favorire un atteggiamento di scambio e confronto trasversale tra discipline, età,
ricerche, istanze teoriche e pratiche di lavoro. Si è altresì favorita questa trasversalità per
cercare di eliminare i blocchi disciplinari che spesso caratterizzano la formazione accademica.


# 1
G U A R DA R E AT T R A V E R S O
g i o v a n n i o b e r t i


G I O V A N N I _ O B E RT I
(Bergamo, 1982. Vive e lavora a Milano). Ha studiato all’Accademia Carrara di Bergamo, dove si è diplomato nel 2006. Ha
tenuto diverse mostre personali tra cui: I ori in tasca, Galleria Enrico Fornello, Milano 2012; Arise Therefore, con Daniela
Huerta, Galleria Enrico Fornello, Milano 2011; 8, con Elio Grazioli, a cura di Chiara Agnello, Careof, Milano 2010; Placentarium,
a cura di Marinella Paderni, Galleria Placentia Arte, Piacenza 2009. Tra le mostre collettive ricordiamo: The excluded
third, included, a cura di Postbrother, Emanuel Layr Gallery, Vienna 2014; Veerle, a cura di Chris Fitzpatrick, Fondazione
Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2013; Epidedon, a cura di Ludovico Pratesi, Co2 Gallery, Roma 2012; SC13, a cura di
Chris Fitzpatrick, San Fracisco 2010; Now where now here, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno (Arezzo) 2010; Lo spazio
bianco, a cura di Cecilia Casorati e Sabrina Vedovotto, 26cc, Roma 2010; Il raccolto d’autunno è stato abbondante, a cura
di Chiara Agnello e Milovan Farronato, Careof e Viafarini, Milano 2009.
... And immediately / Rather than words comes the thought of high windows: / The sun-comprehending
glass, / And beyond it, the deep blue air, that shows / Nothing, and is nowhere, and is
endless. _Philip Larkin
“Guardare attraverso le immagini e vedere oltre la supercie rappresentata, oltre il tentativo di
riconoscerne i particolari, liberando lo sguardo. Lungo un percorso che parte da dentro i nostri
occhi no a tendere all’innito.
Grazie alla velocità con cui oggi si producono e consumano immagini, ci è permesso, in maniera
molto più efciente rispetto a qualche tempo fa, di provare a dare una lettura completa, o
quasi, della rappresentazione che stiamo guardando, cambiando radicalmente anche il modo
di pensare e percepire la distanza in generale.
Ognuno, a suo modo, ha un approccio differente al semplice atto di osservare, se lo è costruito
nel tempo, guardando, modellando quindi la propria vista, perfezionando la propria esperienza,
no a utilizzare sempre, o quasi, la stessa tecnica di interpretazione.
Del resto, guardare è una cosa che facciamo con naturalità, non pensando a un metodo,
semplicemente lo facciamo e basta.
Ed è proprio grazie all’atto di guardare che possiamo capire, imparare, riconoscere e viaggiare
con la fantasia. Grazie a un prolungamento dello sguardo che va dalla supercie osservata no
a dentro la nostra testa, divenendo immagine.
Tuttavia, se viene meno il tentativo di ‘sfondare’ il muro del senso, allora non si può parlare di
un’attenta osservazione, ma di supercialità. E di supercialità oggi non ne abbiamo proprio
bisogno.
Non vogliamo impiegare anni per liberarci dalle emozioni, non vogliamo essere in balia delle
emozioni; vogliamo servircene, goderle e dominarle”. _Giovanni Oberti